giovedì 25 gennaio 2018

Porco garage

Ieri pomeriggio, al telefono, di rientro dal Sigep di Rimini: "Pronto, Beppe?... Sto arrivando dalle tue parti... se sei in zona ci prendiamo un caffè....". "Si dai Mauri, però devi venire da Francesco, c' è anche Felice…, stiamo lavorando due maiali...". Ci sono rituali contadini che per me rimangono mitologici. E dalle poche parole di Beppe, uscite con tono parodistico, ho captato che non avrei potuto perdermi quel momento. Ho intuito che avrei vissuto l'eccezionalità dell'evento. Quando arrivo lì, la scena, lo spazio, le persone e i gesti, mi sembrano un sogno. Dentro un garage, tra morse, chiavi inglesi, e attrezzi vari, si stava consumando un modello arcaico, un traboccante folclorico rituale contadino d'altri tempi. Una celebrazione padana che le generazioni del Mac Donald’s non conoscono. Il film a cui stavo assistendo aveva il bianco e nero de’ “L’albero degli zoccoli”, nell’immaginario delle nuove leve che i salumi sono abituati a vederli belli pronti già imbustati. La liturgia del maiale si stava consumando proprio lì e non vi dico quanto avrei desiderato che con me, in quel momento, ci fosse anche mio figlio…. In un’atmosfera che sa d’epoca, ho visto esplodere sinfonicamente la grande cerimonia del suino. Il norcino che stava lavorando con precisione, Francesco, ha appena 32 anni, ma il suo livello di professionalità è di alta sapienza artigiana. Con ardente e fiero spirito, abilità e destrezza, aveva già realizzato 4 prosciutti e 4 pancette stesi su delle lunghe ante di legno. Tutti fuori misura, di dimensioni giganti. Cose che per le produzioni industriali non hanno senso e che invece qui, grazie  a lunghissime stagionature le rendono uniche. “Devono frequentare almeno il secondo anno dell’asilo prima di essere consumati”, mi dice Felice, uno dei grandi cerimonieri, mentre stappa una bella bottiglia di vino rosso che consumiamo con pane della Bassa, Strolghino, Lardo e Pancetta. Me ne vado sconsolato da sto luogo mitico, anacronistico, naturale, compatto, amicale, che mi ha visto testimone di quel rito magico. Ho dovuto rinunciare all’invito di oggi per il festeggiamento del maiale. Oggi Francesco e la sua compagna Chiara, in sto garage, con alcuni amici insaziabili gourmet, alla faccia del maiale, consumeranno tutte le “porcherie” consentite: salsicce, sanguinacci, ciccioli, salami, lardo, pancette,… e vini superesclusivi.. Me li sto immaginando….! Mannaggia!! Senza essere antropologo so che oggi, in via La Gatta, in sto garage di campagna della Bassa Parmense, andrà in scena la festa più trasgressiva con la bestia più allusiva. Alla salute del porco, simbolo di una natura sessuale particolarmente calda e di desiderio insaziabile…   


martedì 16 gennaio 2018

Sci, sci, sci

E' successo domenica, in Austria, a Bad Kleinkirchheim, nella profonda Carinzia, sulla pista intitolata al leggendario Franz Klammer. Una pista difficilissima, tutta curve, ripidi pendii e soprattutto un fondo ghiacciato. Prima Sofia Goggia in 1.04.00, seconda Federica Brignone in 1.05.10 e terza Nadia Fanchini in 1.05.45. Grandi! Che spettacolo! Podio tutto italiano, tutte femmine! Giornata storica il 14 gennaio, senza precedenti per lo sci azzurro. Ho goduto come un mandrillo. Amo la montagna. La amo e la stimo, ma non la scio. Lo sci l’ho praticato veramente poco, giusto un paio di volte. Da giovincello spudorato, pensavo fosse semplice. Mi ricordo la prima volta. Pura improvvisazione. Andai ad Artesina con amici più grandi e sgamati. Con l’entusiasmo di voler sfoggiare sulle piste innevate il mio piumino G.A. a strisce rosse e blu, con sulle spalle una mega aquila…, talmente grande che inquietava persino… Giornata di sole splendido. Affittai scarponi e sci e decisi che avrei sciato coi jeans e il piumino col logo dell’Aquila. Indossavo anche i Cèbè a specchio, color arancio, che ancora conservo. Mi sentivo fighissimo! Pensavo di sfidare per la prima volta le piste, così. Intraprendenza, fiducia e fantasia non mi sono mai mancati. Il mio stile G.A. si rovinò alla prima presa dello skilift che avrò perso almeno 4/5 volte prima di arrivare con fatica e mezzo marcio alla prima cima. A scendere ancora peggio. Più che sciare scivolavo…, lanciato come un proiettile…, mentre imprecavo come un pazzo pista alla gente che sfioravo o centravo rovinosamente. Mi ricordo non so quanti  tuffi nel vuoto e drammatiche capriole sulla neve… Gli sci sparsi per la pista, la faccia piantata per terra… gli occhiali sbrindellati. Mi ricordo che testardamente però non mollai e mi abbandonai incondizionatamente agli eventi. In trance, sugli sciolinatissimi sci, continuai a scivolare, a cadere, a rialzarmi, ancora per ore e ore. All’ultima interminabile discesa, confuso, bagnato, distrutto, surgelato, mi precipitai dagli amici che mi avevano accompagnato e salii sull’auto coi brividi di freddo dappertutto. Una volta dentro, col riscaldamento acceso a manetta, mi spogliai di tutto. Rimasi anche senza mutande che misi  ad asciugare col resto, in ognidove dell'abitacolo, dopo averli liberati dai residui di ghiaccio…. Al casello autostradale di Mondovì e a quello di Marene, qualche casellante, (quello che rilasciava il biglietto all’ingresso e quello che riscuoteva all’uscita), dovrebbe ricordarsi quel penoso quadretto sulla 127 coi vetri appannati....


mercoledì 10 gennaio 2018

2018: anno del Cibo italiano

Il 2018 è l’anno nazionale del cibo italiano. La sfida di quest'anno dove si deve dimostrare che ogni parte d'Italia offre prodotti campioni mondiali del gusto, ed entusiasmi bucolici, è aperta. Da sto mese prenderanno il via manifestazioni, iniziative, eventi, legati alla cultura e alla tradizione enogastronomica del nostro bel Paese. L’ennesimo uso sociale del Cibo! Che sta scatenando, inevitabilmente, un notevole campanilismo da parte di chi, in ogniddove di questo straordinario serbatoio alimentare che è l’Italia, vuole far proprio l’appellativo in questione. Fateci caso. Dall'annuncio, ogni giorno, si fa a gara a chi indica come proprio il centro genetico del miglior Cibo italiano.... A chi ce l'ha più...., buono! Contemporaneamente si cerca di mettere in piedi, su questa vertigine offerta di Cibo italiano, un mosaico culinario che darà vita ad una varietà incontrollabile di iniziative, grandi e piccole, che, a confronto, il numero delle fiere paesane che si consumano ogni anno in lungo e in largo per l'Italia, sembrano il nulla. Sull'entusiasmo, assisteremo alla nascita di nuovi gruppi che, al coro di “è nostro il vero Cibo italiano”, innescheranno, inesorabilmente, imprevedibili lotte intestine... Avanzeranno, su sto inno, nuove ideologie culinarie e pratiche gastronomiche nutrizionali ispirate al tema….! Si amplificherà la già sostenuta filosofia che gravita intorno al tessuto culinario italiano, con ulteriori meditazioni e masturbazioni mentali intorno al gusto, alla qualità, all’unicità, del Cibo italiano.... Nel 2018, prepariamoci ancora di più, ci somministreranno allucinazioni olfattive e nuovi paradisi gustativi alla faccia di sto anno del Cibo italiano! Ormai è fatta…. In un momento in cui il cibo italiano di tutto avrebbe bisogno meno che un anno ad esso dedicato, i nostri governanti se ne escono con sta ingegnosa mossa seduttrice. E usano la “scienza della gola”, per somministrare labili e modestissimi piaceri, tentando di alleviare così le innumerevoli tribolazioni sociali moderne. Propongo per il 2019 l'anno del buon senso, magari anche civico!