giovedì 30 novembre 2017

Dalla parte del torto

Viviamo affogati in un brodo planetario di informazioni. E' la società della conoscenza, del potentemente e permanentemente connessi. Noi tutti sappiamo quanto l'informazione-comunicazione sia la parte portante della nostra economia e quanto questa a volte sia esasperatamente sovradimensionata anche di inutilità. Sappiamo anche, purtroppo, che la stampa Libera non esiste più da un pezzo, soffocata da questo o da quel padrone. E come i social network rappresentino ormai il palcoscenico su cui tanti, troppi, vogliono diventare protagonisti della narrazione a tutti i costi. Dimenticando che narrare vuol dire raccontare... Fare cronaca..., di quel che si conosce, di quel che si è toccato con mano, che si è visto, di cui si è documentato, della verità. Invece la comunicazione moderna si sta riducendo a svolgere il lavoro al contrario: si inventa una notizia "balla", una Fake New - termine molto d'attualità - e poi, come rabdomanti, ne cerchiamo corrispondenza. In un circuito perverso che ormai si autoalimenta con i "condividi", i "mi piace", dettati soprattutto dall'abitudine di non approfondire. Senza pensare a quali conseguenze questo fattore porta alla nostra vita di relazioni, di affetti, e nella nostra percezione della storia della società, della realtà in cui viviamo. L'altra sera a Parma durante una cena di lavoro ho incontrato alcuni interessanti personaggi di un'associazione culturale, "dalla parte del torto", che con lo stesso nome produce anche un periodico, in bianco e nero e carta semplice, del territorio parmense. Questo gruppo di intellettuali che definirei "resistenti nonostante", ho scoperto invece che hanno mantenuto vivo lo spirito di non smarrirsi in questo maremagnum della comunicazione "inculturale moderna", calandosi nella realtà che vogliono contribuire a trasformare, migliorare..., liberare. L'Associazione Culturale in questione, cita, come sue mission, quelle di "studiare, approfondire e dibattere i principali problemi culturali, politici, economici e sociali che interessano la società moderna e la realtà locale; promuovere ricerche, dibattiti, inchieste, studi, convegni sull’attuale situazione politica e le tendenze in atto nel campo politico, economico e sociale; curare la pubblicazione e diffusione di ricerche e studi sui predetti problemi; curare la pubblicazione di un periodico specifico su problemi culturali, sociali e politici locali e nazionali. costruire un servizio di collegamento e di consultazione con analoghe associazioni". L'Associazione Culturale "dalla parte del torto", come il suo periodico,  ha adottato come Pay Off la nota citazione di Bertolt Brecht: "ci mettiamo dalla parte del torto, in mancanza di un altro posto in cui metterci". Che esprime in pieno la loro anomale identità e la voglia di fare qualcosa di speciale, di esigente. Qualcosa che va oltre l'informazione...., che va oltre l'abracadabra della comunicazione. Un giornalismo gustoso, con il garbo dell'intelligenza, della passione, dell'ironia, della tenerezza.

giovedì 23 novembre 2017

Napoletani 1-2-3

Amo Napoli. E'' un laboratorio unico al mondo. E amo i Napoletani, ne ho amici fantastici! Il Napoletano, (non scopro niente), è eccezionale. E' intelligente, è socievole, è sensibile, è generoso, è elastico....Il Napoletano è vocato al compromesso... Essere Napoletani è un lavoro a tempo pieno! Ne sono ancora più convinto dopo i quattro giorni trascorsi a Napoli per lavoro. Sorrisi pronti, occhi svegli, eleganza nei modi, i Napoletani promettono subito attenzione, rassicurazione, sollievo. E solo gli ingenui possono pensare che Napoli è confusione... Invece è spettacolo! Con forme di esibizioni, improvvisate straordinariamente, interpretate da attori di talento. Gente cordiale, ricca di girandole di fantasia... Gente che a volte diventa indisciplinata, ancor più che la media italiana, credo proprio per questa inclinazione allo spettacolo... con fare sofisticato, attraverso i gesti, le voci, gli sguardi, i suoni... Ahhh, i suoni!  Il clacson ne è l'emblema di uno dei modi di esprimersi dei Napoletani. E' lo strumento espressivo più democratico..., allusivo..., a volte anche offensivo, della Città! A Napoli il clacson non è disturbo della quiete pubblica: è strumento di virtuosismo a cui non si può rinunciare. Non sono l'unico ad averlo notato. E noi tutti quando guidiamo a Napoli, in mezzo a sto traffico simpaticamente isterico, ci scopriamo napoletani... Ammirando pure il distacco filosofico della tollerante polizia municipale! Di seguito vi racconto alcune cose che mi sono capitate in sti giorni..., di come la vita a Napoli assuma le forme di una rappresentazione.

Napoletani 1
Sabato scorso, appena arrivato in aeroporto prendo l'"Alibus" per il centro. Salgo e chiedo subito informazioni se esiste una fermata vicina all'albergo dove avevo prenotato. L'indicazione che mi viene data dall'autista è di scendere a Piazza Garibaldi e poi prendere il 151:"si ferma proprio a due passi..., poi chiedete.." - sentenzia. Sul 151, stessa storia, chiedo all'autista qual'è la fermata più vicina all'albergo: "dottore non si preoccupi, quando sarà ora gliela indico..., poi scendete e chiedete". Il tempo di voltarmi per prendere posto e mi si avvicina un signore distinto sulla sessantina: " Se volete vi indico io quando scendere... vado dalla stessa parte...., se volete vi accompagno...". Meravigliato da tanta attenzione lo ringrazio e ci sediamo uno di fronte all'altro. Per i  dieci minuti di viaggio, non ci siamo detti una sola parola. Alla fermata, una volta scesi, finalmente mi parla: "dobbiamo prendere un ascensore..., poi attraversiamo Piazza del Plebiscito..., 200 metri e siamo arrivati". "Ok, grazie" - gli dico. Superata Piazza Plebiscito, con lui davanti a guidare ed io dietro, appena svoltiamo per una traversa che porta sul lungo mare il mio accompagnatore di scatto si gira e mi dice:  "Evvero che lei stamattina non ha ancora preso  il caffè a Napoli?... Adesso ci prendiamo un bel caffè e un buon cornetto...!". "Oh si, grazie, così mi sdebito anche della sua gentilezza" - ribatto. "Non se ne parla - mi dice subito - lei è ospite mio....! Mi fa piacere... - continua - lo consideri il benvenuto di noi Napoletani... E poi con gesto di riverenza aggiunge..." Il caffè a Napoli è sempre pagato!".

Napoletani 2 atto primo
In sti giorni mi è capitato di prendere più volte il taxi a Napoli. Il primo l'ho preso, per percorrere il tragitto Centro-Fiera Oltremare, chiamandolo con il cenno della mano. Il tassista mi vede, si ferma, mi chiede dove voglio andare, glielo dico, e mi fa salire. Una volta dentro butto gli occhi sul tassametro: segna 8,60 euro. Gli domando: "scusi ma a Napoli il tassametro parte così alto?". Risposta: "è la chiamata...". "Ma come..., le ho fatto un cenno con la mano, mica l'ho chiamata!". "Si, ma oggi è festivo dottore". Durante il tragitto chiedo al tassista se conosce un buon ristorante vicino al mio albergo. "Ora chiedo" - mi dice. Assisto ad una serie di telefonate in lingua madre... e alla fine se ne esce con un paio di nomi che mi appunto. Quando arriviamo a destinazione il tassametro segna 19,50 euro. Prima di scendere gli chiedo: "mi può fare la ricevuta?". "Certamente signore" - mi risponde". Me la porge e leggo scritto 25,00 euro. "Guardi che si è sbagliato..., mi va bene 19,50...., non ho bisogno di gonfiarla!. "No dottore, non è gonfiata...., fa 25,00 euro giusti: 19,50 per la corsa, 3,00 euro per  le telefonate e le informazioni che le ho dato...  i 2,50 euro di resto non ce l'ho..., purtroppo! Tanto a voi che vi cambia?".

Napoletani 2 atto secondo 
Lo stesso giorno verso le 19.30 esco dalla Fiera per rientrare in albergo. Fuori c'è un bordello infernale. Il san Paolo è lì a due passi: si gioca Napoli-Milan. Faccio slalom tra un casino di persone, bancarelle, auto, bandiere. Becco un taxi: è libero, accostato con portiera lato guidatore aperta e radio sintonizzata su un canale sportivo. Chiedo al tassista se mi porta al mio albergo. Lui mi guarda e mi dice: "le conviene prendere il treno..., le costerebbe troppo sennò...,  è impossibile camminare.... guardi lei....! La stazione è proprio attraversato la strada. Ascolti a me, non prenda nessun taxi. A Napoli col treno ci arriva in dieci minuti....e risparmia una bella 50,00 euro!".  Ringrazio tanto e lo saluto dicendogli: " il Napoli stasera vince alla grande...! "No, non lo dite...!" - ribatte,  facendo il gesto delle corna e toccando il cornetto rosso appeso allo specchietto retrovisore interno....
   
Napoletani 3
Una sera, con un paio di amici colleghi decidiamo di mangiarci una buona pizza: siamo a Napoli! Visto che i miei favoriti per un motivo o per l'altro quella sera non erano disponibili, decidiamo di non sbatterci troppo e stare in zona albergo. Il sondaggio, tassista che ci portava in albergo e reception, ci fa favorire un buon locale abbastanza vicino. Alle 20.30, puntuali, ci incamminiamo, pronti e via, con goglemap. Gira a destra, vai diritto, ancora a destra, poi a sinistra...., ritorna indietro...., sta benedetta pizzeria non si trovava.... Colpa di chi leggeva googlemap..., per la verità! Ad un certo punto, inaspettatamente, se ne materializza una davanti a noi. Sotto l'insegna, a carattere cubitali, leggiamo anche quel che speravamo: "RISTORANTE PIZZERIA CON FORNO A LEGNA". E' nostra! Entriamo qui, rinunciando a quella che ci avevano consigliato. Appena dentro, un forno a legna megagalattico con fiamma sparata a manetta e tre pizzaioli in fila che ci sorridono, ci aprono il cuore e ci fanno ben sperare. Prima di prendere posto domandiamo ai pizzaioli col nostro accento del nord: "ce le fate tre buone pizze?". Risposta: "qui le pizze noi le facciamo super buone..., accomodatevi Signori! Dopo una serie di rampe ritte, con non so quanto personale in alta uniforme che ogni tre per due in coro ci indicava di proseguire tra sorrisi e benvenuti, arriviamo in una saletta dove ci accompagnano al nostro tavolo. Qui di solito finisce la scena prima dell'atto primo. Invece si continua... Chiediamo subito l'acqua e il menu: "arrivo subito" - ci risponde la cameriera! Cinque minuti dopo se ne arriva col menu, ma senza acqua: "intanto date un occhio a questo" - ci dice. Sfogliando il menu ci accorgiamo subito che non era quello delle pizze, ma quello del ristorante... . però lei si era già volatilizzata. Aspettiamo altri cinque minuti e, appena la cameriera si materializza di nuovo, le diciamo in coro: "guardi che si è sbagliata, noi vogliamo mangiare tre pizze come abbiamo detto anche sotto, ci porti per favore il menu giusto e anche dell'acqua, intanto, poi decidiamo per un vino o una birra". " Si, si, certamente" - ci rassicura. Cinque minuti dopo spunta un giovane cerimonioso cameriere stile anni '80, con in mano un vassoio di pesci. L'illustrazione è teatrale: "Signori, sono freschi.., di qui, freschi e pescati all'amo. Sul vassoio: 2 spigole, 2 orate, 1 gallinella e 1 gamberone rosso fucsia. "Ve li possiamo fare al forno, alla griglia, appena scottati con un goccio d'olio, possiamo fare una zuppetta, oppure un piatto di pasta,... come decidete voi Signori". "No guardi, come biamo detto appena entrati desideriamo mangiarci una buona pizza - gli rispondiamo". "Non c'è problema, arrivo subito col menu della pizza". Passano altri 5 buoni minuti e ci arriva finalmente l'acqua che ci porta la prima cameriera. "Scusi, ma aspettiamo ancora il menu delle pizze" - le ricordiamo. "Si, si, scusate..., arrivo subito". rassicura. Dopo 5 minuti se ne arriva di nuovo quello dei pesci, stavolta a rappresentare tragicamente le scuse: "Mi spiace veramente Signori..., stasera abbiamo finito di fare le pizze..., gli impasti che avevamo preparato purtroppo sono terminati da un pezzo... E' domenica..., e a Napoli la domenica si mangiano tante pizze tra pranzo e cena.... Purtroppo il nostro impasto lievita 48 ore...., usiamo un lievito speciale naturale...., e... manca il tempo.., se volete vi faccio un piatto di pasta, una frittura o una grigliata con quei pesci meravigliosi che avete visto prima...".

venerdì 3 novembre 2017

Il patto dell'Arancino

Chi lo doveva dire? La politica che si appropria di uno dei simboli della sicilianità, l’Arancino, e da piatto lo fa diventare patto. Politici che non mollano mai, consumati professionisti delle consumazioni, in beato ottimismo, alla fine si sono ritrovati in stretta comunella grazie all’Arancino.  E attorno a lui hanno siglato un patto d’alleanza. Un patto, apertamente influenzato sul piano gastronomico, che dovrebbe avere su tutti gli italiani i pretesi effetti miracolosi che l’Arancino ha per i siciliani: cibo popolare ricostituente. L’onesto orgoglio gastronomico siciliano, pratico, sfamante, Arancino, è stato capace di far ragionare e mettere insieme alcuni politici che fino a pochi giorni fa avevano poche idee comuni… A sentire le dichiarazioni del giorno dopo pare che adesso, gli stessi politici, di idee ne hanno invece molte e confuse…  Dopo ieri sera siamo ormai tutti convinti che l’incoraggiante tentatore, l’Arancino, stia alimentando l’illusione di una continua e stretta alleanza politica basata sulla prosperità.... L'entusiasmo di noi tutti è alle stelle. Soprattutto perché tra gli alimenti che influiscono positivamente sugli stimoli e sulle prestazioni psico-fisiche…, da oggi, ad arricchire l'inventario dei cibi rinvigorenti, ci mettiamo anche l’Arancino. Anzi, il patto dell’Arancino: raffinato boccone dal gusto esotico, dalla forma provocante, desideroso di far provare molte sensazioni e capace di elevare doti di pensiero fra politici!